Le piattaforme 2.0 sono semplicemente strumenti diversi per comunicare, all’interno e fuori l’Azienda, con dipendenti, clienti, fornitori e partners; da sole non portano quasi mai un miglioramento tangibile nei risultati aziendali.
Gli strumenti di comunicazione 2.0
Come ha detto Andrew McAfee (“Enterprise 2.0: the dawn of emergent collaboration”) la comunicazione, all’interno delle Aziende avviene tramite due tipi di strumenti: canali e piattaforme. Le piattaforme derivate dal Web 2.0 possono dare grossi benefici perchè presentano i vantaggi di entrambi:
- vantaggi dei canali: la possibilità da parte di chiunque di creare e distribuire contenuti (“user generated content”);
- vantaggi delle piattaforme: l’alto livello di condivisibilità dei contenuti (i contenuti sono visibili a chiunque autorizzato, non solo ai destinatari).
- L’uso di strumenti di comunicazione con queste caratteristiche è vecchio come il mondo, esiste da quando l’uomo ha avuto la possibilità di lasciare facilmente dei messaggi in posti accessibili a tutti coloro con cui voleva comunicare; nasce nella preistoria con le pitture rupestri ed è un modo di comunicare talmente naturale che lo usano tutti: bambini e adulti.
Comunicazione 2.0 e processi aziendali
Come per tutti gli strumenti di comunicazione, anche per le piattaforme 2.0 la loro disponibilità in Azienda non implica affatto che vengano utilizzate dai dipendenti e ancor meno che vengano da loro usate per scopi di interesse aziendale . Un processo di comunicazione infatti avviene quando chi dà origine alla comunicazione (l’autore) ha:
- un obiettivo per il proprio atto di comunicazione;
- un contenuto da comunicare (oggetto della comunicazione);
- qualcuno (destinatario) interessato al contenuto oggetto della comunicazione.
Uno strumento di comunicazione, che sia 2.0 o no, per essere utilizzato per scopi aziendali, deve quindi:
- essere funzionale agli obiettivi lavorativi dei dipendenti (i.e. allo svolgimento dei compiti del singolo dipendente):
- trasferire facilmente contenuti funzionali agli obiettivi lavorativi (i.e. semplice da usare e integrato nel contesto operativo del dipendente);
- raggiungere rapidamente e facilmente le persone coinvolte nelle attività della persona che genera il contenuto (i.e. integrato con i flussi operativi a monte e a valle).
Per questo è necessario che l’adozione delle piattaforme 2.0 in Azienda preveda, strutturalmente, l’integrazione con i processi aziendali e con le piattaforme tecnologiche esistenti a loro supporto. Le piattaforme 2.0 devono quindi essere considerate uno strumento di comunicazione da usare a integrazione delle soluzioni ICT e dei processi aziendali piuttosto che una tecnologia utilizzabile separatamente.
Dalla comunicazione 2.0 nei processi alla collaborazione “emergente”
Ma la disponibilità delle nuove piattaforme di comunicazione e la loro integrazione all’interno dei processi bastano a garantire, da soli, la nascita automatica della “social enterprise”, l’emergere della collaborazione ?
La risposta a questa domanda è NO.
Se la cultura aziendale dominante è di tipo reattivo e non proattivo c’è il rischio concreto che i contenuti condivisi tramite le piattaforme 2.0 generino poco o nessun valore, ma si riducano ad un modo diverso, forse più efficente ma sicuramente non più efficace, di fare le stesse cose: un workflow fatto con strumenti diversi.
Per far emergere tra i dipendenti una collaborazione utile all’Azienda è necessario che i partecipanti condividano degli obiettivi personali e che i loro obiettivi personali siano allineati con gli obiettivi aziendali; non basta che la relazione sociale che nasce tra i partecipanti ai processo di comunicazione abbia come contenuto (“social object”) un argomento o un oggetto all’interno di un processo aziendale (es. un documento di offerta per un cliente).
E’ l’esistenza di obiettivi comuni che induce le persone a generare spontaneamente e in maniera propositiva nuovi contenuti condivisi eventualmente anche aldifuori dei processi codificati, aprendo così la strada al vero ritorno dell’investimento legato all’adozione delle piattaforme 2.0: open innovation, collective intelligence etc…
Conclusione
Per questi motivi un progetto di Social Enterprise (o Enterprise 2.0), non si può limitare a mettere delle piattaforme 2.0a disposizione del personale, ma deve necessariamente coinvolgere:
- i sistemi informativi esistenti e l’organizzazione dei processi;
- il sistema degli obiettivi e degli incentivi ai singoli e alle unità produttive.
Voi che ne pensate ?